1 mag 2014

DOOMWRITING

E vidi l'angelo che discendeva dal cielo e aveva la chiave dell'abisso e una grande catena nella sua mano. (Apocalisse del Beato Giovanni Apostolo, cap. XX.)

Il nuovo feudalesimoL'Italia si può considerare come il paese delle tante piccole patrie spesso in competizione tra loro. Il concetto di appartenenza ad un dato "campanile" è tuttora fortemente radicato ed è tratto distintivo dell'essere cittadini. Pisani, Lucchesi, Napoletani, Altoatesini e tutti gli altri hanno sviluppato proprie abitudini, una propria cultura autoctona, una propria identità, una propria lingua che non li abbandona per tutta la vita, ovunque vadano e qualsiasi cosa facciano.

Questo è il retaggio dell'italia preunitaria a sua volta retaggio di un'epoca feudale dove ognuno viveva all'ombra del proprio castello, espressione del ducato, del principato, della baronia, eccetera eccetera. Ma quello che oggi tiene uniti i pezzi di questo bistrattato paese, quello che lo fa essere nazione, non è certo ciò che si nasconde sotto "er cuppolone" o l'aver adottato una lingua comune o un unico governo centrale o il fatto che, dopo tanto sfruttamento nobiliare, siamo diventati finalmente una moderna e laica repubblica democratica.

Il disprezzoNo, ciò che realmente ci unisce è il disprezzo verso i propri amministratori, verso il potere costituito, verso i partiti politici che, invece di offrire albergo alle esigenze spicciole dei cittadini che a tale scopo li hanno elevati al governo del paese, si occupano esclusivamente dei loro personali e privatissimi interessi. E il dileggio, lo scherno popolare nei loro confronti ormai ci ha fatto aderire tutti a quell'unico e genuino movimento di opinione che si identifica col nome di vaffanculismo. 

E' un sano movimento di massa che ha consacrato quello che neanche Garibaldi è riuscito compiutamente a realizzare: la vera unità d'italia e degli italiani. E così ci siamo dotati finalmente di quell'atteggiamento necessario per colloquiare con i politici intrallazzatori di turno, finalmente abbiamo elevato un argine a difesa dei nostri diritti altrimenti calpestati, finalmente abbiamo qualcosa da dire di concreto a coloro che ci governano.Questo movimento ha la finalità di offrire liberamente ai suoi aderenti e simpatizzanti  non sommosse e saccheggi ma quello sfogo salvifico, quel collettore della rabbia nazionale che fino ad ora ci ha messo al riparo da manifestazioni di violenza distruttiva verso le istituzioni. Si, ma fino a quando?

La festa del lavoroSto scrivendo queste cose oggi 1 maggio che per consuetudine è la data in cui si celebra la festa del lavoro e che invece è diventata tragicamente la festa della disoccupazione. La situazione si aggrava giorno dopo giorno e all'orizzonte si intravedono a breve termine altre famiglie gettate sul lastrico, altre chiusure di fabbriche e stabilimenti, ancora migliaia di licenziamenti ed esuberi e, "dulcis in fundo", la istituzionalizzazione del precariato a vita (se ne sentiva proprio il bisogno). E tutto questo mentre menzogneri comunicati che provengono da coloro che abitano i palazzi del potere ci raccontano che la crisi (senza dubbio per loro) è finita.

Balle. Balle su balleL'attacco al lavoro e ai lavoratori continua sempre più spietato.  Non bastano gli ultimi drammi aziendali, cito a memoria, Alitalia, le acciaierie di Piombino, La Electrolux-Zanussi, adesso sotto il mirino dei cosiddetti "riformatori" che meglio sarebbe chiamarli "distruttori" c'è la  pubblica amministrazione, fino ad ora comparto con una certa sicurezza lavorativa, dove anche qui si prevedono licenziamenti, esuberi, pensionamenti anticipati e precarizzazione delle posizioni lavorative. Bravi, fate pure, di meglio e di più!

Io credo che la sentita adesione al succitato movimento non basti più. A questo punto necessariamente bisogna passare all'azione e l'azione la possiamo compiere, attivamente uniti, con il voto nel prossimo appuntamento elettorale per il parlamento europeo. Facciamoli questi fatti, diamo finalmente questo nostro segnale di sofferenza, inviamo, forte e chiaro, il nostro messaggio.In fondo, a nostra insaputa, ci siamo tutti ritrovati in un antistorico ma rinnovato medioevo.Era già stato tutto previsto. Le cause remote della degradazione dei sistemi erano già state a suo tempo individuate, la crisi del management per palese incapacità era all'orizzonte, l'evoluzione delle forme di vita associata in un sistema degradato era già stata teorizzata. Solo che, forse, non lo avevamo pienamente percepito.

E adesso bastaE adesso? Adesso non ci rimane che prenderne atto e di comportarci di conseguenza. Speriamo. Se si verificherà ciò che si intravede dietro l'angolo ricordiamoci che la ripresa sarà lenta e dura e che sulla strada della ricostruzione non ci saranno necessariamente coloro che prima erano avanti a tutti. I nuovi primati e le nuove gerarchie saranno decisi non solo dalla disponibilità di know-how e di informazioni ma anche dalla attitudine a trovare nuove forme efficienti di vita associata, dalla capacità di motivazione e dalla aggressività organizzata dei vari gruppi di cittadini.

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