29 giu 2014

SOTTO L'OMBRELLONE


Da ognuno secondo le sue capacità, ad ognuno secondo i suoi bisogni. (Karl Marx)


Discorsi seri. Sotto l'ombrellone si dicono molte cose, per lo più banalità tipo "oggi i soldi non bastano mai" o "di questo passo chissà dove andremo a finire" ma a volte, anche se capita di rado, si abbandona il qualunquismo di maniera e si affrontano discorsi un po più seri. 

Ieri, per esempio, ascoltavo le parole di un grigio signore di mezza età che si lamentava come il suo posto di lavoro, credo all'ufficio postale di zona, stesse per essere abolito e quindi come si trovasse sull'orlo del licenziamento. Ma è sorprendente quanto, dopo queste amare considerazioni, il nostro individuo sbandierasse orgogliosamente il fatto di vivere ormai "in una società a capitalismo avanzato" cullandosi nell'illusoria speranza che il, come lo chiamava lui, "capitalismo avanzato" gli avrebbe evitato di andare ad ingrossare lo stuolo dei disoccupati incapaci di coniugare il pranzo con la cena. Per di più non si rendeva di certo conto che, beata ingenuità, il suo stipendio sarebbe finito tra gli utili aziendali e quindi nelle tasche degli azionisti. 

Il paese degli illusi. Il nostro paese è pieno di illusi e questi illusi sono convinti che i principi del capitalismo, del neoliberiamo, del mercatismo, della globalizzazione abbiano rappresentato e rappresentino i soli mezzi per migliorare la qualità della vita. Credono anche che queste teorie, una volta messe in pratica, contribuiranno alla soluzione di tutti i problemi. Rispolverano così questi concetti, ormai entrati a far parte del comune bagaglio culturale e li eleggono a guida, li ritengono veri e propri tratti distintivi della società moderna. Niente di più sbagliato. 

Liberismo economico. Queste tematiche si sono affermate negli ultimi decenni come liberismo economico ed hanno prodotto conseguenze nefaste sulle persone minandone il carattere morale e i principi di onestà. D'altro canto le aziende e i managers hanno acquisito come unico scopo delle loro iniziative escluivamente la massimizzazione dei profitti nel minor tempo possibile a scapito della remunerazione del lavoro. E' un capitalismo impaziente che, in nome dell'aumento dei profitti, si pone l'obiettivo di razionalizzare, ristrutturare, delocalizzare ovunque sia possibile al fine di sbarazzarsi o dequalificare il più possibile la forza lavoro. 

Occupati e disoccupati. In questo quadro economico la disoccupazione diventa endemica, strutturale. Il risultato è che si viene a creare un riserva di lavoratori disoccupati, fenomeno strumentalizzato dalle imprese che possono in tal modo subordinare l'assunzione o il licenziamento dei lavoratori all'accettazione delle condizioni di lavoro proposte unilateralmente. Ciò sta a significare che sul mercato del lavoro si è creato un eccesso di offerta e che questo eccesso ha l'effetto di comprimere i salari e mantenere di conseguenza livelli elevati di profitto. E' quindi naturale che, innescato questo processo, la quota del reddito nazionale spettante ai lavoratori sia destinata a diminuire progressivamente nel corso del tempo.

La distribuzione della ricchezza. La ingiusta distribuzione della ricchezza è certamente una delle conseguenze più negative del liberismo economico. Qualora questo contesto non cambi gli introiti reali delle famiglie e quindi la loro capacità di spesa sono destinati a scendere per molti anni a venire mentre si accentueranno le disuguaglianze sociali. I livelli di povertà goduti dalle generazioni precedenti potrebbero diventare un ricordo e la conseguente ridotta disponibilità economica di milioni di persone sarebbe come gettare benzina sul fuoco della protesta generale oltre a fare da esca ad imprevedibili soluzioni politiche. 

Un coro mediatico. Nel corso del 2013 come nel 2014 in Italia le persone più ricche sono divenrate ancora più ricche mentre identica cosa accadrà nel prossimo 2015. Occorre dunque ricominciare e parlare di lotta alle diseguaglianze e di equa distribuzione delle ricchezze. Non è possibile dare ancora  credito al coro mediatico che continua a propagandare, a reti unificate, l’inevitabile ricetta delle riforme strutturali, ispirate a quella austerità necessaria per far fronte alla crisi. Già, la Crisi, con la C maiuscola. Un’entità astratta, una sorta di calamità naturale, un terremoto, un’eruzione vulcanica, qualcosa che sembra essere del tutto indipendente dalle attività umane e fuori da ogni controllo. Solo che non è così.

Le conseguenze. L'attuale crisi economica e finanziaria è infatti l'effetto devastante delle ideologie liberiste. E'un disegno accuratamente programmato dai gestori e proprietari del capitale per aumentarne la profittabilità e si scarica unicamente sui lavoratori siano essi occupati o disoccupati. Il progetto di liberismo economico, al contrario di quello che sostengono molti, ha fallito miseramente.  Se insistiamo su questa via Il futuro che si prospetta è fatto da  speculatori, pochi grandi imprenditori che detengono tutta la ricchezza e il resto della popolazione che o vive nella miseria o viene arruolata nelle organizzazioni criminali.

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