21 ago 2014

GAME OVER


Gamme over, fine del gioco. Strana sensazione, indefinita e certamente non nuova. Ordinatamente, come si fa tra esperti marinai in una regata, abbiamo compiuto un giro di boa e stiamo tornando alla base di partenza. Alle spalle gli eccessi festaioli estivi e un portafogli desolatamente vuoto. 

Avevamo contratto una specie di malattia la cui massima virulenza si è manifestata con le devastanti celebrazioni ferragostane. Adesso siamo in convalescenza e manifestiamo i primi sintomi di guarigione con il ritorno alla normalità. Pensiamo all'imminente, anche se ancora lontano, inverno, facciamo progetti e ci ripromettiamo di non compiere più certi errori. La "starting line" per la ripartenza stagionale è davanti a noi. Coraggio, un altro giro di valzer sta per iniziare.

E allora, musica maestro! E musica sia. Ho però tutta l'impressione che il brillante valzer che l'orchestra si accinge ad iniziare si tramuterà ben presto in un marcia funebre. C'è poco da stare allegri. Occorre, come prima cosa, prendere coscienza delle macerie che ci siamo lasciate alle spalle e che avevamo dimenticato. Sono ancora tutte lì, dalla prima all'ultima e, forse, sono addirittura aumentate. C'è reticenza, il discorso è stato lasciato volutamente interrotto e l'incertezza, l'approssimazione, il pressapochismo che dominavano l'azione di governo nell'adeguamento dello stato a standard di efficienza sono ancora tutti lì. 

Avevamo ascoltato in parlamento roboanti discorsoni sulla necessità di lavorare notte e giorno, domenica e festivi, senza neanche un giorno di ferie. Avevamo apprezzato il serrato "timing" sottoposto alle forze parlamentari per dare il via all'attuazione di importanti riforme istituzionali ma, come al solito tali buoni propositi sono stati solo proclami, chiacchere, fumo negli occhi per gli ingenui (così la pensano quelli che ci raccontano queste cose) cittadini. Nel frattempo il nostro presidente del consiglio è impegnatissimo a saltare da una nazione all'altra, da un capo di stato all'altro del mondo in un tour di pubbliche relazioni raccontando un'Italia che non c'è.

Settembre nero. Un settembre nero ci aspetta, nero come le bandiere dell'ISIS (Islamic State of Irak and Syria), nero come l'andamento economico nazionale, nero come i venti di guerra che spirano sull'occidente. Prepariamoci che, tanto per distogliere la pubblica attenzione dalle problematiche interne, l'Italia sta pensando di tirar fuori la sua vena guerrafondaia. Non vorrei fare la cassandra del momento ma - si sa come vanno queste cose -  alle armi che stiamo inviando in Irak seguiranno gli istruttori per insegnare l'uso di queste armi, poi un contingente di carabinieri per garantirne al sicurezza ed infine l'esercito per garantire la sicurezza del tutto. 

E soprattutto i nostri soldati, armati di tutto punto, inviati lì per, come sicuramente ci racconteranno, regalare caramelle ai bambini irakeni. Infine non dimentichiamoci che nel frattempo la nostra marina militare seguita imperterrita ad importare intere popolazioni di disperati dall'Africa del nord, tra le quali sicuramente ci sono gruppi di jihadisti, terroristi o aspiranti tali pronti ad operare in italia. E poi, insomma ma quando compreremo delle navi per la nostra marina un po più capienti di quelle attuali al fine di importare ancora più gente dal terzo mondo? Ne sentiamo proprio il bisogno. 

Ah, dimenticavo, fateci sapere, sono arrivati i nuovi F35 per l'italica aviazione militare? Già perchè, dato che i nostri aerei tornado presentano ormai segni inequivocabili di obsolescenza con comprovata propensione a collidere in volo, cominciano ad essere urgenti. E anche perchè abbiamo in sospeso non pochi conti da regolare con la Palestina, con la Lybia, con la Siria, con l'Ucraina russofona, e chi più ne ha più ne metta. E dunque buon settembre nero a tutti, tanto.....paga pantalone. 

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