30 ago 2014

MASTRO TITTA - IL RITORNO


Ovvero quando l'integralismo religioso si trasforma in fanatismo.

Giovanni Battista Bugatti (1779-1869) abitava a Roma in una palazzina (tutt'ora esistente) di Vicolo campanile 2. Il Bugatti svolgeva l'attività di verniciatore d'ombrelli e gestiva una bottega nel quartiere Borgo, sulla sponda occidentale del Tevere. 

Portava il soprannome di "Mastro Titta" ed era noto a tutti per la natura del suo secondo lavoro. Era infatti, come si diceva allora, "er boja de Roma". Nel corso di questa sua seconda attività durata ben settata anni mise in atto 516 pubbliche esecuzioni capitali. Le modalità con cui portava a termine i suoi incarichi comprendevano l'impiccagione, il mazzolamento (cioè l'uccisione con un preciso colpo di mazza), la decapitazione a mezzo ghigliottina (retaggio della Rivoluzione Francese) e persino lo squartamento. Mastro Titta andò in pensione a ottantacinque anni e visse ancora senza rimorsi per altri cinque anni. 

Sorprende però, perlomeno secondo i criteri di oggi, come Mastro Titta fosse colui che eseguiva le condanne in spregio al quinto comandamento (non uccidere) per conto dello Stato Pontificio e del Papa. L'ineluttabilità, l'efferatezza e l'esemplarità di queste pene comminate quasi a difesa della Cristianità erano dunque la conseguenza dell'integralismo religioso propugnato dallo Stato Pontifico e dai suoi rappresentanti. Tutto ciò, limitando le capacità di giudizio dei cittadini e fornendo loro una sorta di motivazione ideologica, si traduceva poi in nuovi credenti e in nuovi praticanti. All'epoca, infatti, la quasi totalità delle persone si dichiarava di religione cristiana. 

Le vicende e i tempi di "Mastro Titta" non sono però finiti. Oggi, a distanza di circa due secoli, sono arrivati gli emulatori e i seguaci in versione araba di "er boja de Roma". I deserti del Medio Oriente e le steppe dell'Asia Centrale li hanno visti crescere e formarsi. Operano per conto dell'ISIS (Islamic State Irak & Syria) e del Califfo, si sono attrezzati con motivazioni ideologiche varie, compiono assassini in nome di Dio e sono ispirati dalla religione e dai religiosi. 

E dato che i tempi evolvono rapidamente questi nuovi "Mastro Titta", certi che ogni esempio vale più di mille parole, mettono in pratica efferatezze ancora maggiori, crimini incredibili contro l'umanità. Qualcuno raccoglie i frutti della storia e li riproduce in chiave attuale. Le imprese di questi nuovi carnefici, amplificate dai mezzi mediatici, diventano esempi da seguire. Diventano terreno di cultura per individui insoddisfatti, per coloro che farebbero carte false pur di modificare certi equilibri geo-politici, per tutti quelli che vedono in certe situazioni di caos istituzionale una occasione di arricchimento personale. E tutto ciò si traduce per questi assassini in un aumento di seguaci e fiancheggiatori. 

Dietro questi novelli "Mastro Titta" c'è un progetto ben preciso. Dietro le loro aberranti iniziative c'è una strategia di distruzione della civiltà occidente come noi la conosciamo e della sua sostituzione con un un Califfato mondiale. Il problema è dunque ben più complesso di quello che sembra: c'è di mezzo la guerra di religione, la jihad.

E' iniziato un conflitto senza esclusione di colpi. Molti già lo chiamano "terza guerra mondiale" e ben presto ci vedrà coinvolti tutti. Nelle guerre guerreggiate le maggiori sofferenze non sono certo riservate ai combattenti ma alla popolazione civile. Dobbiamo essere pronti, già dal prossimo inverno. Mancherà il petrolio, la benzina, il gas, la luce elettrica?  Scarseggeranno i generi di prima necessità e i medicinali?  La carta moneta non varrà più niente?  La sicurezza collettiva sarà minata da attentati e azioni di guerriglia?  E' la guerra bellezza!

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