27 ott 2014

LE TRE FACCE DEL DIAVOLO

L'Italia rientra in quel gruppo di paesi chiamati "energivori" cioè, in confronto alla popolazione, con un altissimo consumo energetico. Tuttavia non siamo in grado di soddisfare le nostre stesse esigenze, non abbiamo fonti primarie di petrolio o di gas, non abbiamo centrali termonucleari, abbiamo solo antiquate centrali a carbone, idriche ed eoliche. Dunque dobbiamo importare energia ovunque sia disponibile e con prezzi di mercato. E questo crea una subordinazione, una dipendenza verso altri paesi che spesso si rivela anche di natura politica.

Con l'approssimarsi dell'inverno siamo agli inizi del periodo di massimo consumo energetico ovvero di massima dipendenza dai paesi produttori ed esportatore di fonti energetiche. Allo stesso tempo è un periodo altamente critico per via della crisi crisi economico finanziaria in atto, delle pericolose tensioni internazionali e dello stato di contrasto armato con le truppe islamiche dell'ISIS.

Ora, nessuno ne parla, ma se andiamo a vedere cosa avviene in medio oriente, nei Balcani e più in generale nel contesto internazionale si fa concreta la possibilità di una crisi energetica prossima ventura. Insomma, siamo di solito abituati a "chiudere la stalla dopo che i buoi sono scappati", ma in merito c'è allarme, un latente allarme non dichiarato, un allarme rosso. Le cause principali, anzi le concause, sono quattro.

Prima causa: la jihadOvvero la guerra scatenata dall'Islam integralista contro l'occidente. Una guerra condotta con tutti i mezzi, mediatici, militari, religiosi ed economici. Una guerra ad oltranza che prevede solo una conclusione ed esclude qualsiasi compromesso. Ma l'esercito che è stato lanciato alla conquista dell'occidente ha un bisogno vitale di finanziamenti, di visibilità, di appoggio politico. E questo giustifica il loro interesse per le risorse petrolifere mediorientali la cui disponibilità li invoglierebbe, utilizzandole  come arma, ad inferire un colpo mortale ai paesi petrolio dipendenti. Uno degli obbiettivi perseguiti dagli jihadisti è quindi quello di impadronirsi delle fonti petrolifere a portata di mano assieme al tentativo di distruggere tutte le altre. 

Seconda causa: la guerra del gas.
Il confronto militare ucraino/russo è un fattore altamente destabilizzante per l'intero scacchiere balcanico e in particolare per la gestione e l'utilizzo del gasdotto che attraversa questi paesi e che rifornisce di energia l'Italia e anche l'Europa. E anche qui per il paese che disponesse liberamente di questa risorsa si potrebbero ipotizzare vantaggiose contropartite politiche ed economiche da parte degli utilizzatori finali. In seguito a questa situazione e nell'attesa di una rapida conclusione della disputa balcanica è plausibile che le forniture di gas in Europa, fuori dall'Ucraina, subiscano un brusco calo. 

Terza causa: il terrorismoTutte le polizie europee e comunque occidentali ben conoscono come nei nostri paesi esistono combattenti jihadisti "in sonno" ma pronti a colpire gangli vitali delle nazioni che li ospitano. E' terrorismo latente ma pronto ad uscire allo scoperto. Naturalmente in questo contesto possiamo ritenere possibili atti terroristici che avranno come principale aspetto la spettacolarità per rendere sempre più visibile la guerra santa dell'Islam e per cercare adesioni e consensi tra gli scontenti della nostra organizzazione sociale. E' quindi sono probabili azioni terroristiche contro elettrodotti raffinerie e impianti di distribuzione del carburante col risultato di rendere sempre più problematici i rifornimenti energetici verso le piccole utenze private e per l'intero sistema industriale.

Quarta causa: la crisi
La crisi economico-finanziaria che ha colpito in diversa misura i paesi europei ha prodotto molte conseguenze ma sopratutto ha prodotto un generale calo nei consumi. Ciò vuol dire minore consumo di carburante per le auto, minor richiesta di gasolio e gas per riscaldamento, minor consumo di elettricità. La conseguenza di questi fattori ha provocato sul mercato un sensibile calo nel prezzo del barile di petrolio grezzo. E questo vuol dire minor guadagno per i paesi produttori e con esso la caduta di ogni incentivo a promuovere le vendite. Così oggi i distributori di carburanti preferiscono accaparrare il greggio anzichè commercializzarlo in attesa che il mercato garantisca migliori guadagni. E la conseguenza per i consumatori finali sarà quella di una generale difficoltà nei rifornimenti. 

Complessivamente questi fattori fanno ritenere che per l'inverno prossimo venturo una crisi energetica sia alle porte e che evidentemente inciderà maggiormente sui paesi economicamente più deboli. E questo alla lunga risulterà un ulteriore concausa al peggioramento della crisi e quindi al peggioramento delle nostre condizioni di vita.

Forse avremo frequenti black out energetici con interruzioni più o meno lunghe nelle forniture di elettricità e forse correremo il rischio di restare bloccati nell'ascensore che si ferma improvvisamente. Forse vedremo le nostre città al buio durante la notte o passeremo lunghi periodi di astinenza dall'auto, forse vedremo i mercati e i supermercati sempre più sprovvisti di derrate alimentari, forse non tutti gli impianti di riscaldamento domestico potranno funzionare a pieno ritmo, forse a volte non vedremo uscire dalle nostre cucine economiche quella piccola fiammella azzurra che ci consente di preparare il pranzo e la cena.

Quando capita una qualche disgrazia comune, un evento drammatico, una crisi economica, una calamità pubblica che poteva essere del tutto plausibilmente prevista, la gente invece cade dalle nuvole, rimane sorpresa e impreparata come se l'evento accaduto fosse una disgrazia inviata a sorpresa dal fato maligno. E questo capita perchè non c'è l'abitudine di cogliere i segnali premonitori, di analizzare tutti quegli antefatti che potrebbero fornire indicazioni sull'approssimarsi dell'evento negativo.
  • Il 19 settembre 1977 un blackout energetico colpì la città di New York e la contea di Westchester. La notte fu sconvolta da vandalismi e saccheggi ai quali la polizia non riuscì a fare fronte, colta del tutto impreparata dall’evento.
  • Il 19 dicembre 1978, a causa di un guasto a una linea di collegamento l'intera Francia rimase senza corrente elettrica.
  • Il 25 aprile del 1990 l’intero Egitto rimase al buio a causa di una violenta tempesta di sabbia che fece andare in tilt la rete elettrica.
  • Il 5 novembre del 1993, toccò alla Grecia sperimentare i rischi della modernità’ quando Atene Rimase al buio per diverse ore.
  • Il 3 luglio del 1996 a essere colpiti dall’improvvisa mancanza di energia elettrica furono ancora una volta gli Stati Uniti, ma stavolta sulla costa occidentale, colpiti da un blackout insieme a vaste aree del Canada e del nord del Messico.
  • Nel decennio successivo, a impressionare furono soprattutto i blackout che colpirono India e Brasile. Il primo, verificatosi il 2 gennaio del 2001, lasciò al buio quasi tutto il nord del subcontinente, colpendo circa 200 milioni di persone. 
  • Poco più di un anno dopo, il 21 gennaio del 2002, per un guasto alla turbina di un grande bacino idrico del Paese, tutte le più importanti città brasiliane rimasero senza corrente.
  • Il 14 agosto del 2003 toccò nuovamente agli Stati Uniti e al Canada, dove più di 50 milioni di persone rimasero senza energia elettrica da New York a Toronto, facendo temere che l’evento fosse stato provocato da un attacco terroristico.
  • Il 28 settembre 2003 alle ore 03,01 la caduta di un albero su un traliccio della linea svizzera ad alta tensione Lavorgo-Melten mandò fuori uso l'intero sistema elettrico italiano per circa 24 ore. Quella notte la città di Roma era nel culmine della prima edizione della notte bianca e alle 3.30 migliaia di persone rimasero bloccate nelle metropolitane e nelle stazioni.
E potrei continuare con molti altri esempi. Questa volta però, soprattutto in Italia, molteplici fattori stanno ad indicare che nel prossimo inverno è molto probabile ci si trovi in mezzo ad uno shock energetico. E lo "shock energetico", non è un concetto che rimane confinato nell'astratto ma è un evento abbastanza prevedibile che si abbatte sul vivere quotidiano con, a dir poco, fastidiose conseguenze. Cerchiamo di guardare avanti, cerchiamo di mettere in luce il panorama che si nasconde dietro l'angolo. Ecco un'ipotesi di cosa vuol dire essere colpiti dalla crisi energetica, cosa vuol dire l'esperienza pratica di viverla.

Il petrolio e la benzina
La prima avvisaglia consisterà in un generale rallentamento nella distribuzione del carburante per auto e in una rarefazione dei punti di rifornimento. Sarà sempre più difficoltoso trovare pompe di benzina aperte e per fare rifornimento dovremo assoggettarci a passare molto tempo in coda oltre a metterci in fila fin dalle prime luci dell'alba se non a notte fonda. Sarà probabile  poi il razionamento del carburante in quanto  quello disponibile verrà riservato alle forze armate, alle polizie e corpi dello stato, ai pompieri, alla protezione civile. E questo vorrà dire tirare tirare fuori le biciclette, e,  per chi abita fuori città, anche i mezzi a trazione animale come le carrozze e magari sellare il cavallo.
I rifornimenti alimentariSeguirà una generale difficoltà nei trasporti su gomma con impossibilità a rifornire di merci deperibili i supermercati e piccoli esercizi commerciali. Sarà sempre più difficile riempire la borsa della spesa con cibi freschi e prima che si verifichino fenomeni di accaparramento, sarà utile iniziare a costituire una riserva di cibi a lunga conservazione come scatolame, legumi secchi, frutta secca, cibi liofilizzati, bevande in lattine.
I trasporti.  Il primo sistema ad andare in tilt sarà quello delle metropolitane e del trasporto ferrato a corto raggio al quale in un secondo tempo si aggiungeranno i mezzi di superficie. Ciò provocherà, a causa della difficoltà dei lavoratori di raggiungere il posto di lavoro,  disfunzioni e mal funzionamento nei servizi alla collettività. Il trasporto aereo, soprattutto, per i lunghe tratti a causa dello scarsa disponibilità del carburante avio potrà diradarsi fino a vere e proprie cancellazioni di interi voli. Uguale difficoltà potrebbe presentarsi per i treni,  per le navi traghetto in servizio di collegamento con le isole. Il suggerimento che se ne può trarre è quello, salvo casi particolari, di starsene a casa propria e di non fare spostamenti.
Il riscaldamento. Il riscaldamento condominiale, nel caso le scorte non siano state ricostruite durante l'estate scorsa, ma anche quelli individuali a gas, potrebbero restare inattivi. E questo, in previsione dei mesi freddi, vorrebbe dire pensare in tempo ad implementare fonti di riscaldamento diversificate non soggette a crisi come caminetti a legna, stufe a carbone oppure a biocarburante di cui non si prevede carenza. E magari pensare all'acquisto di qualche coperta in più e di qualche altro maglione pesante. Naturalmente in questo contesto dovremo dimenticarci del bagno caldo o di una bella doccia bollente perchè le caldaie, solitamente alimentate a gas,  che provvedono alla fornitura domestica dell'acqua calda, potrebbero risultare inagibili. Ugualmente per le cucine economiche potrebbero cessare di funzionare con evidenti problemi per la cottura dei cibi.
L'elettricità. Quando si verificherà lo shock energetico si avrà l'immediata sospensione dell'erogazione dell'elettricità nelle case private con conseguente arresto di tutti gli elettrodomestici. Gli schermi
televisivi si spegneranno assieme alle radio non a batteria provocando una mancata informazione ai cittadini sull'andamento della stessa crisi con manifestazioni e ondate di panico. Soprattutto i frigoriferi domestici e i congelatori smetteranno di funzionare provocando il rapido deterioramento della provviste alimentari stoccate. Smetteranno di funzionare anche i grandi congelatori industriali dei supermercati, ipermercati, mercati generali e la cosiddetta catena del freddo si interromperà. Elevate saranno le perdite economiche oltre alla notevole quantità di sostanze alimentari inutilizzabili da eliminare e da consegnare agli inceneritori cittadini.
La sicurezza collettivaSeguirà l'oscuramento di interi quartieri e poi di tutta la città. Di notte il buio si impossesserà di piazze e strade cittadine e favorirà l'attività della delinquenza minore. Diventerà rischioso spostarsi a piedi nelle ore notturne. Aumenteranno i furti, le rapine, gli scippi, gli stupri nonostante  l'impegno di polizia e carabinieri  che, dato il gran numero di chiamate, non potranno intervenire tempestivamente. Uno degli aspetti più pericolosi dell'interruzione nelle forniture elettriche si rivelerà però il fermo improvviso degli ascensori con persone che resteranno lì intrappolate fino a quando una squadra di vigili del fuoco non interverrà, ovviamente in tempi lunghi date le molte segnalazioni di casi identici.
Il sistema sanitarioGli ospedali saranno gli ultimi a soffrire dell'interruzione dell'elettricità ma anche essi alla fine ne saranno colpiti. Solo gli istituti che dispongono di gruppi elettrogeni autonomi o anche di pannelli solari per la produzione di energia potranno garantire ancora l'assistenza sanitaria d'urgenza e il proseguimento delle attività chirurgiche nelle sale operatorie. Ambulatori, farmacie e medici di famiglia avranno comunque notevoli difficoltà a prestare la propria opera. Anche tutti i servizi infermieristici e paramedicali prestati sul territorio subiranno disfunzioni e a volte impossibilità ad eseguirli.
Il sistema informaticoIl sistema informatico nazionale sarà pesantemente colpito. I computer domestici assieme ai server centrali e ai centri di elaborazione dati governativi si fermeranno. Tutte quelle operazioni economiche, sociali e politiche che normalmente si avvalgono dei servizi di rete saranno immediatamente bloccati. Internet e i servizi collegati non saranno più accessibili. Anche i cellulari che utilizziamo normalmente rischiano di restare muti per via dei ripetitori fuori uso a seguito dell'improvviso  blackout energetico. E questi eventi saranno una delle cause principale del generale stato di caos che si espanderà progressivamente a macchia d'olio nei vari strati della società.

Quanto potremo supportare un simile stato di cose? In quanto tempo i "potenti mezzi" che la moderna tecnologia fornisce all'umanità potranno porre rimedio a una crisi di questo genere?  Credo poco,
pochissimo tempo perchè altrimenti è scontato un regresso generale potenzialmente endemico se non la disintegrazione del nostro vivere civile. Dobbiamo fare attenzione a certi segnali di saturazione che a volte la nostra energivora società ci fa pervenire. Facciamo attenzione che il medioevo prossimo venturo è vicino, basta un passo sbagliato.

Il giorno dopo gli uomini si guarderanno attorno e troveranno una società profondamente cambiata, un paese quasi irriconoscibile. La crisi avrà lasciato tracce evidenti ovunque, sia negli animi che nelle cose e si sarà rivelata, al di sopra delle conseguenze materiali, una crisi di civiltà. Il senso di frustrazione si sarà trasformato in aggressività manifesta causando distruzioni e danneggiamenti ambientali mentre la capacità di reazione delle forze dell'ordine, sovraccaricate dalla numerosità di tali eventi, si dimostrerà via via più violenta. Cadrà uno dei presupposti fondamentali dello stato sociale cioè quello di garantire l'ordinato svolgimento della vita dei cittadini.

Saccheggi e razzieChi passerà per le strade di una qualsiasi città potrà imbattersi nelle tracce degli atti di vandalismo compiuti durante le buie notti del blackout energetico. Botteghe e supermercati razziati da estemporanee bande di cittadini inferociti per il risultato combinato dell'aumento dei prezzi e per la rarefazione degli stock, impianti stradali di rifornimento benzina prosciugati forzosamente e con le pompe di erogazione carburante scassinate, negozi di generi alimentari e di prima necessità saccheggiati, devastati anche quelli di merce ad alto valore aggiunto tipo elettrodomestici, gioiellerie, vestiario, e similari. Anche molte abitazioni private al momento disabitate e villette isolate saranno oggetto di furti e rapine.

L'evoluzione dei consumi. 
L'evoluzione dei consumi verificatasi durante la crisi vedrà nascere e consolidarsi fenomeni di accaparramento e abitudini a manovre speculative messe in atto da estemporanei pseudo affaristi senza scrupoli in cerca di guadagni supplementari. Guadagni purtroppo facili da realizzare furbescamente in un contesto sociale così profondamente degradato. Insomma una trasformazione radicale si verificherà nei cittadini del dopo crisi, la responsabilità sociale subirà un crollo verticale e i modelli di consumo, rispetto alle logiche capitalistiche e globalizzanti della società pre crisi saranno decisamente cambiati. Niente spese euperflue, solo il necessario, l'indispensabile a una difficile sopravvivenza. I bilanci ufficiali non lo evidenzieranno ma lo stile di vita della classi sociali alte e medie si sarà complessivamente salvaguardato mentre quasi tutto il peso economico e sociale della crisi si sarà scaricato sui ceti meno abbienti. Questo fatto unitamente al rallentamento se non al fermo del sistema economico produttivo nazionale sarà causa di forti tensioni sociali con manifestazioni anche di carattere non proprio pacifico. 

Sospensione delle garanzie costituzionali
Per un breve periodo sarà decretato lo stato di pubblica calamità con sospensione delle garanzie costituzionali. Le forze di polizia, probabilmente con l'ausilio dell'esercito e dei reparti anti sommossa, saranno pesantemente impegnata nel ripristino dell'ordine pubblico e adotteranno la "mano pesante", anche con l'impiego di armi, verso coloro che, approfittando dell'occasione, si saranno costituiti in bande dedite al crimine e alla sopraffazione. La normalità sociale e costituzionale pian piano tornerà a regolare la vita dei cittadini anche a costo di violente repressioni.

Ondate di panico
Ondate di panico in questo desolante panorama di insicurezza sociale, nevrosi e crisi di ansia colpiranno molte persone e avranno la conseguenza di far insorgere pensieri catastrofici automatici e incontrollati. Crescerà il senso di angoscia collettiva frutto del caos organizzativo che si verificherà subito dopo la fine della crisi e che perdurerà fino alla  normalizzazione del contesto sociale. Questo stato di cose non di rado favorirà iniziative incontrollate e disorganiche di atti di autodifesa a salvaguardia della propria famiglia, del proprio gruppo di appartenenza, del proprio luogo di lavoro.

Rimane inteso che queste cose sono a livello ipotetico, sono una deduzione di ciò che sta accadendo nel nostro mondo. E' un panorama che per ora rimane a livello puramente fantascientifico ma che potrebbe rivelarsi reale in un prossimo futuro. Per quanto mi riguarda credo a queste possibilità e penso proprio di attrezzarmi per una forma di riscaldamento domestico alternativo. Forse conviene che ci pensiate anche voi.


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