19 dic 2014

GAC INTERNATONAL AWARD

Quando una persona realizza qualcosa di eccezionale molto spesso lo gratifichiamo con un premio. Chi scrive un bel romanzo può aspirare al premio "Strega", un buon giornalista può concorrere al prestigioso "Pulitzer", nella cinematografia c'è il premio "Oscar" poi nelle scienze il conosciutissimo "Nobel" e così via. Ma, si dirà, per i migliori uomini e donne che da noi conducono attività politica è previsto un qualche riconoscimento, un qualdirsivoglia premio? 

Ahimè, dato che la dialettica della categoria risulta spesso e volentieri improntata alla più ovvia banalità e prevedibilità, io dico che un premio se lo meritano. A chi eccelle in merito consegnamogli dunque l'ormai noto premio GAC (dalle iniziali della frase "Grazie Al Cazzo"), premio  che può rivestire, come accade per il medagliere olimpico, una diversa valenza ovvero oro, argento e bronzo a seconda della graduatoria raggiunta.

Moltissimi , soprattutto quelli che imperversano nei talk show nazionali, hanno posto la loro candidatura per il prestigioso premio e l'insieme dei cittadini che ha valutato e giudicato le loro "performance" si è pronunciata. Fortunatamente per noi solo una ristretta cerchia di nominativi è stata ritenuta degna di concorrere al GAC. Ora, i nominativi in lizza sono coperti ancora da riservatezza, però, da indiscrezioni apparse sulla stampa, un nome primeggia su tutti gli altri. Anzi, sembra che la decisione sul fortunato da insignire del prestigioso GAC d'oro sia ormai stata presa.

Nella laboriosa scelta si dice che abbiano influito alcune affermazioni all'insegna dell'ovvietà rilasciate recentemente dal neo eletto. Cose talmente ovvie da risultare un po la scoperta dell’acqua calda. A caso ne prendiamo qualche perla: "Mi sono reso conto che il mondo che stiamo vivendo è straordinariamente difficile e complesso" oppure "Bisogna restituire la fiducia agli italiani" o anche "io sto con quell’anziano che guadagna poche centinaia di euro di pensione sociale", "la scuola è importante" .....e non c'è dubbio che a questo punto il candidato si è meritatamente guadagnato la cosiddetta "first position" in graduatoria.

Bene, ma adesso scopriamo le carte, chi è che eccelle così incisivamente nella materia, chi dunque ci propina ovvietà a raffica, chi ci sommerge giornalmente con una simile valanga di ovvietà? Ma come, non avete ancora indovinato? Ma è lui, proprio lui, il fiorentino di Arcore, colui che ha fatto della politica soltanto slogan e banalità, quello che è stato più propriamente soprannominato il "juke box elle banalità": il nostro tanto osannato premier.

Ma andiamo ad approfondire maggiormente le motivazioni della vittoria del nostro candidato su tutti gli altri concorrenti. Quando parla in pubblico  dice un sacco di banalità, è come se recitasse un lungo elenco di litanie qualunquiste e di luoghi comuni. Ad esempio:
  • "Credo che il presidente della Repubblica italiana sia uno dei più anziani capi di Stato in carica"
  • "Può sembrare banale, ma proprio il telefonino è il simbolo di un cambiamento ontologico della vita quotidiana”
  • "I sindaci affrontano problemi concreti, quotidiani, ma ci mettono l’entusiasmo, la passione, la grinta"
  • "Certo, poi occorre un cambio di mentalità. Negli Stati Uniti due ragazzi che si chiudono in un garage inventano una newco che, se funziona, viene immediatamente finanziata da aziende del venture capital"
  • "Arriverà pure nel nostro Paese prima o poi, un giorno in cui si potrà parlare con serenità, e non animati da furore ideologico e distruttivo"
E' un vero e proprio festival dell'ovvietà. Resta il mistero di come è possibile che un uomo politico che dice tante banalità possa avere tanto seguito.

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