5 feb 2014

BRANCALEONE ALLE CROCIATE

Sono impuro, bordellatore insaziabile, beffeggiatore, crapulone, lesto de lengua e di spada, facile al gozzoviglio. Fuggo la verità e inseguo il vizio. (Dal film "Brancaleone alle crociate)

Avanti march, berciavano i graduati alle giovani reclute chiamate a fornire carne da cannone in un esercito di coscritti "usi obbedir tacendo e tacendo morir" secondo il dettato dei carabinieri poi modificato con l'attuale "nei secoli fedele". Ora ho preso spunto da questo motto non per parlare della cosiddetta "Benemerita" ma di quel recente fenomeno di aggregazione delle piccole e grandi formazioni politiche della destra e dei loro uomini in quella specie di armata Brancaleone messa insieme con l'unico scopo di conquistare la maggioranza dei consensi elettorali. Una alleanza raccogliticcia coagulatasi sotto le insegne di "forza Silvio" e guidata dagli strateghi di Forza Italia.

Molti sono i punti di contatto con i film "L'armata Brancaleone" e "Brancaleone alle crociate" di Monicelli, solo che la strana compagine capitanata dal tracotante condottiero impersonato da Vittorio Gassman era in fondo, anche se umoristicamente, democratica mentre questa agisce, anche essa umoristicamente, con cieca e assoluta obbedienza ai desideri del capo. Non credo e non ho mai creduto che l’obbedienza ovvero l’accettazione passiva di un comando o di un divieto, la sottomissione acritica ad una regola o legge possa rappresentare una cosa positiva, un pregio, o addirittura una virtù. L’ubbidienza secondo me è la forma massima di deresponsabilizzazione, di negazione dell’individualità e in ultimo di resa della ragione. Affidarsi a qualcuno ciecamente e fare ciò che dice (ubbidire) senza pensare se sia giusto o sbagliato, o anche farlo ugualmente pensando che sia sbagliato (ubbidir tacendo) indipendentemente dal fatto che si tratti di un maestro, un’autorità religiosa, un leader politico porta a gravi rischi per la libertà ed espone a potenziali dittature.

Comunque sia è iniziata la grande impresa e l'invincibile armate è salpata per incontrare il nemico. In realtà la qualifica di invincibile appare del tutto inappropriata perchè le forze che la compongono non hanno comune collante ideologico, risultano divise da profonde diversità culturali e sono minate alla base dalla compromessa credibilità del loro leader già condannato per gravi reati contro lo stato. Nonostante questo le armate, diciamo così, conservatrici si sono mosse e lo scontro frontale contro l'esercito riformista delle sinistre appare inevitabile.

Riusciranno i nostri eroi nella improbabile impresa? L'opinione pubblica è divisa e molti fideisticamente credono ad un suo esito positivo anche se molte variabili di natura politica la condizionano. Importanti fattori che influenzeranno la riuscita o meno dell'operazione sono la capacità di attrazione per gli uomini della parte avversa e il fenomeno del trasformismo politico chiamato "salto della quaglia" dovuto probabilmente a non misurabili convenienze economiche. Ma ciò che preoccupa di più è il campo di battaglia, ovvero l'Italia, alla quale le due parti, occupate nella loro contesa, non pensano più e che, assai mal messa dalla irrisolta crisi economica, rischia di diventare, dopo l'aspra competizione, solo un mucchio di rovine fumanti.

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