7 giu 2014

L'ULTIMA STAZIONE

Ho sempre pensato che il treno fosse la metafora della vita. Ciò che vedi dal finestrino rappresenta il tuo presente. Il paesaggio al di là, davanti al treno, non lo conosci ancora, è il tuo futuro. Siamo tutti ancora qui, siamo noi, siamo i passeggeri del grande treno ITALIA, nella "stazione del tempo sospeso". Siamo scesi e siamo rimasti lì, in silenzio, immersi nei nostri pensieri, aspettando il futuro. Siamo frastornati e inebetiti dal paesaggio intravisto lungo il viaggio, un paesaggio di desolazione, di degrado, di sopraffazione che nulla aveva da spartire con ciò che avremmo dovuto scorgere e con le aspettative che coltivavamo nelle nostre menti.

Conserviamo ancora negli occhi il triste spettacolo delle moltitudini di persone che si avviavano decisamente a varcare la soglia della povertà mente pochi squallidi profittatori si arricchivano alle loro spalle, dei tanti giovani qualificati privati della dignità di un lavoro e derubati del loro futuro, delle innumerevoli persone obbligate ad un'emigrazione forzata verso altri paesi per poter sopravvivere. Abbiamo assistito all'immigrazione incontrollata di decine di migliaia di disperati dall'Africa mediterranea destinati ad ingrossare le fila dello sfruttamento, della schiavitù e della criminalità. Infine non possiamo certo dimenticare le torme di sciacalli nostrani che abbiamo visto intenti a depredare il paese delle ultime risorse rimaste prima del crollo definitivo .

Siamo diventati pessimisti e siamo convinti che il nostro treno sia davvero arrivato all'ultima stazione e non vediamo come si possa evitare che pian piano degradi definitivamente corroso dalla ruggine del tempo. Gli avvenimenti di questi ultimi giorni che appalesano scenari di corruzione a tutti i livelli altrimenti impensabili hanno dimostrato, oltre ogni ragionevole dubbio, che la nostra classe politica non sa cosa fare, non ha una chiara linea politica da seguire se non quella di perseguire, chi più e chi meno, il proprio illecito arricchimento.

Forse alcuni uomini politici, alcuni uomini dello stato, hanno capito, si sono resi conto della concreta portata di quello che stava succedendo ma non hanno trovato di meglio se non sostituire  l'essenza dei fatti con una loro edulcorata rappresentazione, una realtà virtuale. Il che vuol dire raccontare la nostra esistenza quotidiana sotto l'ingannevole ottica dei mass media nazionali e noi sappiamo che attraverso i media si perde il principio di realtà, sappiamo che diventa impossibile distinguere fra ciò che è vero e ciò che è falso.

Però, in questo mondo deformato da una informazione dominata dal pensiero unico del capitalismo clientelare e della globalizzazione, forse forse c'è una buona nuova alla quale, ovviamente con il beneficio d'inventario, potremmo dar credito. Sembra che il nostro treno, con molta cautela e lentamente per carità, stia incredibilmente per ripartire. I signori passeggeri possono risalire e accomodarsi ai loro usuali posti in attesa di godersi attraverso i finestrini lo spettacolo di là da venire, davanti al treno. Ma tutti hanno notato una cosa. Il treno ha cambiato nome e non si chiama più ITALIA ma si chiama EUROPA.

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