12 set 2014

CRISI? SI, GRAZIE!

Crisi? Si, grazie! Recessione? Benvenga! Contrazione dei consumi? Ci voleva! Sembrerà strano ma è' probabile che questi retropensieri siano stati inconsapevolmente presenti nella nostra testa. Quante volte abbiamo rimpianto "il buon tempo andato", quante volte ci siamo trovati a esclamare "una volta era meglio"! 

Ebbene, ci siamo arrivati. Sotto i morsi della crisi e con la velocità della luce l'economia e quindi i consumi degli italiani hanno fatto un balzo indietro di trent'anni. Ci ritroviamo più o meno come stavamo negli anni 80 anche se debbo dire che in quegli anni non si stava affatto male. Anzi. Ma adesso che il grande balzo all'indietro è stato fatto mi domando se anche noi siamo capaci di ripercorrere all'incontrario il lungo processo di sviluppo che ci ha portato ad oggi. 

Dobbiamo modificare profondamente le nostre abitudini, dobbiamo adottare quello stile di vita che era proprio degli uomini e delle donne di quegli anni. In caso contrario non riusciremo a sopravvivere alla crisi o, nel migliore dei casi, ne usciremo con le "ossa rotte". Questo forzato riadattamento a una nuova realtà è, però, un fatto positivo. Ci porterà alla riconquista dei molti valori fondamentali della vita che, strada facendo, abbiamo perso. Alla fine, quando il processo sarà compiuto avremo acquisito quelle capacità che ci consentiranno di bypassare le conseguenze della crisi. Saremo insomma diventati individui diversi, migliori.

La chiave di volta di questo processo è il conseguimento di un nuovo atteggiamento verso il danaro. A fronte del perdurante stato di insicurezza sociale dovuto alle principali manifestazioni della crisi quali la perdita del lavoro, il taglio o la diminuzione degli stipendi, il prolungarsi dello stato di disoccupazione, l'aumento delle tasse e la progressione nel costo dei beni e dei servizi oltre al   ridimensionamento dello stato sociale è evidente che il mantenimento nelle proprie tasche della maggior quantità possibile di denaro e per il più tempo possibile è diventato questione di vita e di morte.

Il passaggio è obbligato: stop al consumismo. Fin da quando nasciamo veniamo bombardati dalla pubblicità. La pubblicità è dovunque sui giornali, per le strade, in TV, in radio, su internet, sul cellulare, al supermercato, sui mezzi pubblici. La nostra mente è plasmata a nostra insaputa da tutte queste immagini e informazioni che il cervello comunque immagazzina anche se a noi personalmente non interessano. Bene, tutto ciò dobbiamo  dimenticarlo. Se spendiamo più di quello che guadagniamo diventiamo poveri, se spendiamo di meno di quello che guadagniamo siamo ricchi. Insomma da consumisti dobbiamo diventare ex-consumisti. A volte non ci rendiamo conto di spendere soldi futilmente, siamo attratti da prodotti che in realtà non ci servono ma li vogliamo avere lo stesso. La domanda che oggi è doveroso porsi è se ci servono veramente, se veramente ne abbiamo bisogno. 

A mali estremi… estremi rimedi. La crisi economica che stiamo vivendo è la più duratura, intensa e devastante degli ultimi anni. Le famiglie si stanno indebolendo economicamente e spesso non riescono a far fronte neanche agli esborsi per la casa e per le bollette mensili delle utenze domestiche. Dobbiamo immediatamente rinunciare alle spese superflue, dobbiamo ridurre i consumi. Ad esempio non possiamo più mantenere vizi come il fumo di sigaretta, il gioco d’azzardo e l’alcool. Possono farci consumare somme ingenti di denaro, somme che potremmo utilizzare per l’acquisto di cose molto più utili e inoltre farci vivere meglio. Agli spendaccioni cronici non resta che scegliere il programma di riabilitazione più convincente: fuggire nel deserto, bruciare il bancomat o uscire con i paraocchi per non guardare le vetrine. E a tutti costoro, qualora fossero interessati a perseguire decenti orizzonti di vita, gli consiglierei comunque di perdere l'insana abitudine dello shopping quotidiano all'ipermercato o in altri simili luoghi riservati alla celebrazione del consumismo.

Risparmiare, risparmiare, e risparmiare ancora. Il risparmio deve diventare una religione e ad essa dobbiamo dedicare tutte le nostre energie. Seguirla vuol dire trovare nuovi modi per risparmiare soldi soprattutto nei casi in cui ci si chieda di mettere mano al portafoglio per esborsi che potrebbero, ad un esame più attento, essere più contenuti. Ripensiamo alle spese dell'auto di famiglia e alla possibilità di utilizzare in molti casi la bicicletta, alle spese per l'abbigliamento, per la cosmesi, per le vacanze e così via in un'infinità di campi.

Informatizzazione estremaMa il nostro impegno per adeguarci ai tempi deve anche comprendere la più completa ed avanzata conoscenza dei mezzi informatici. La padronanza di questi mezzi, oltre a metterci al riparo da spese ingiustificate, ci può facilitare notevolmente la vita. Molti acquisti possono essere effettuati nelle organizzazioni "on line" di vendita diretta risparmiando così quella parte di costo riservata al guadagno dei commercianti e molte attività che richiederebbero un certo impegno anche economico per frequentare uffici pubblici o svolgere pratiche burocratiche possono essere svolte direttamente e velocemente da casa nostra, comodamente seduti dietro al monitor di un computer. Una sorte di informatizzazione collettiva estrema consentirebbe a tutti di essere continuamente connessi con tutti. Avremmo quindi la possibilità di una informazione rapida e completa sull'andamento reale della crisi e quindi la possibilità li adeguare efficacemente i relativi comportamenti economici a difesa della nostra sopravvivenza.

"Mors tua vita mea" ovvero la tua morte è la mia vita. E'indispensabile adottare un atteggiamento contraddistinto da caratteri opportunistici e questo vuol dire flessibilità. Vuol dire acquisire la capacità di modificare il nostro stile di vita giorno per giorno, vuol dire non seguire mai una medesima linea comportamentale. L'imprevedibilità delle nostre abitudini di consumatori, disorientando le politiche commerciali di coloro che cercano di lucrare sui bisogni della gente, risulta un fattore decisivo per resistere all'annientamento economico che la crisi altrimenti riserverebbe alle persone.

Infine mai credere alle affermazioni dei nostri uomini politici. Nella maggior parte dei casi sono solo fumo negli occhi lanciato per depistare la pubblica opinione dai reali problemi o anche un mezzo per tentare di nascondere le responsabilità che in merito dovrebbero ascriversi a loro stessi. Sono solo degli imbonitori che invece di frequentare le fiere paesane si presentano ai soliti talk-show televisivi promettendo mari e monti. Quante volte ho sentito dire da loro che la crisi era sulla via della risoluzione? Quante volte ho sentito promettere da loro un futuro radioso con lavoro, benessere e ottimi servizi per la collettività? Balle. Menzogne della peggior specie. Peccato che qualcuno ci crede.
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