22 giu 2014

IL GRANDE BLUFF

Un uomo che vuol lavorare e non trova lavoro è forse lo spettacolo più triste che l'ineguaglianza della fortuna possa offrire sulla terra. (T.Carlyle)

Il bluff del lavoro che manca. Portentoso! Sbalorditivo! Non è vero che il lavoro è scomparso. Il lavoro non è mai stato assente dal panorama economico nazionale. C'è stato, c'era e ce n'è tuttora. Ce n'è tanto, ce n'è in abbondanza, per tutti, per grandi e piccoli, per vecchi e giovani, per uomini e donne, per persone qualificate, per mano d'opera ordinaria, insomma cè n'è quanto si vuole e dove si voglia. Di più, rispetto alle esigenze correnti mancano lavoratori e per sopperire al fabbisogno nazionale siamo incredibilmente costretti a cercare aiuto all'estero e ad importare braccia e menti.

La luce in fondo al tunnel. Ma dove siamo, siamo su Marte? Ma no, siamo da noi, siamo nel cosiddetto "bel paese" di oggi, siamo nell'Italia del terzo millennio, siamo all'uscita del tunnel. Si, perchè la più grave crisi economica e sociale dell'ultimo secolo sembra che stia per mostrare deboli segni di esaurimento. E se diamo un'occhiata a quello che c'è all'uscita del tunnel scorgiamo un panorama del tutto diverso, quasi irticonoscibile, un panorama....."marziano".

Società futura. C'è una cosa nuova, si sta per dare inizio ad un progetto nuovissimo di società futura messo in piedi dai grandi strateghi del capitalismo nostrano, dai saccenti manager dell'economia, dai menzogneri messia di un nascente universo di benessere collettivo e generalizzato. Questo nuovo progetto che dovrà illuminare il cammino esistenziale di quelli che oggi individuiamo come giovani in attesa di un inserimento sociale si basa fondamentalmente sulla inapplicabilità dell'equazione lavoro=retribuzione. Un'equazione oramai obsoleta, già appartenuta prima ai nostri bisnonni, ai nostri nonni, ai nostri padri e infine oggi dichiarata irrimediabilmente defunta. La sua scomparsa e la conseguente presa d'atto collettiva, è il grande, unico frutto della crisi creata scientemente a questo unico scopo.

La chimera del lavoro retribuito. Pertanto non può più esistere il lavoro retribuito in quanto nell'ottica contemporanea diventa una contraddizione in termini. Il lavoro riempie gran parte della nostra vita e, nella sua comune accezione, vuol dire fatica ma anche considerazione. Mentre in gran parte l'aspetto negativo dell'attività lavorativa cioè la fatica è stata assorbita dalle macchine e dai robot invece gli aspetti positivi si sono accresciuti. Oggi il lavoro vuol dire soprattutto autostima, appagamento delle aspettative personali, potere, vantaggi materiali e, spesso, la totale disponibilità di personale subordinato. Il lavoro dunque viene inteso come insostituibile elemento di autogratificazione, di autopremiazione e il fatto stesso di poter lavorare diventa il reale compenso per il lavoro poi svolto.

Il progetto in implementazione. Questo fenomeno non è un utopia, è già in atto da tempo e in mancanza di una seria iniziativa di contrasto (sindacati dei lavoratori dove siete finiti?) questa aberrazione si consolida nella società e nelle coscienze. Cosa ne dite dei giovani superpreparati che escono dalle università e dagli istituti superiori e che nella speranza fallace, ad arte fatta loro balenare, di un posto di lavoro dedicano del tutto gratuitamente le loro professionalità nei vari stages aziendali per essere poi cacciati e sostituiti con loro coetanei altrettanto preparati?  E dei tirocinanti, degli apprendisti, di quelli in formazione lavoro, di quelli associati, eccetera eccetera?  E non vi siete accorti di come sia incentivato, in tutti i campi, il volontariato gratuito con il quale pian piano si sostituiscono figure già sul libro paga ma che sono prossimi ad andare in pensione?

Il nuovo che avanza. La strada è aperta, il nuovo avanza, il progetto è in fase di implementazione. Così affrancati dalla schiavitù gerarchica e salariale ogni lavoratore o aspirante tale potrà dare il meglio di se stesso nel campo che più gli interessa senza dannarsi nell'estenuante ricerca della raccomandazione e soprattutto senza allungare la solita "bustarella" per vincere qualche concorso o aggiudicarsi l'agognato "posto fisso" magari dietro uno sportello postale.

Un mosaico parziale. Però qualche tassello del mosaico che illustra quale aspetto avrà il nuovo pianeta lavoro è decisamente mancante: le persone dovranno pur sempre godere di un qualche reddito che consenta la soddisfazione delle proprie esigenze di vita. E qui il piano degli illuminati "marketing manager" diventa palese. Liberatisi dall'obbligo di retribuire il lavoro di cui usufruiscono, i "padroni del vapore" pensano che lo stato, oltre a soddisfare la richiesta di diminuire le tasse sui loro guadagni, possa provvedere in merito.

Pensionati: risorse del futuroE abbiamo d'altronde eclatanti esempi di questo futuro prossimo venturo: i pensionati ovvero i percettori di reddito fisso da pensione che ben volentieri abbandoneranno gli interminabili tornei di bocce, le serate passate in estenuanti partite a carte con accompagnamento di "bianchino spruzzato" per accettare un qualsiasi lavoro, ovviamente non retribuito, ma purchè sia veramente un lavoro, specie se attinente alle loro competenze. Uelà, guarda un pò, le nostre teste d'uovo hanno trovato la quadratura del cerchio. E allora, se così sarà, buona pensione a tutti. E a dire che io l'avevo sempre sostenuto: in fondo la pensione sarebbe meglio godersela da giovane piuttosto che da vecchio!

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