9 ago 2014

PILIFEMO

L’estate è quel momento in cui fa troppo caldo per fare quelle cose per cui faceva troppo freddo d’inverno. (Mark Twain)

L'estate scorsa abbiamo avuto Caronte, quest'anno arriva Polifemo. (Mi piacciono questi nomi derivati dalla mitologia, danno un che di possente, di poderoso,di ineluttabile). Insomma una cella di alta pressione che i meteorologi hanno battezzato Polifemo avanza rapida alla conquista dell'Italia. 

E pomperà aria caldissima, caldo bollente e afa. Li conosco questi pezzi d'estate con temperature africane e mi ci trovo bene, anzi benissimo. Mi piace sentirmi il sole addosso, ascoltare il canto delle cicale, il mare che luccica annientato dalla calura, il tremolio dell'orizzonte. Mi piace l'ora della siesta, la controra, quando tutto si ferma, quando tutti cercano l'ombra, quando tutti si sdraiano e guardano il cielo. Mi piacciono le notti, piene di rumori, di zanzare, di bevute, di gelati leccati in piedi, di musica e dove nessuno va mai a dormire.

Però adesso basta con queste frasi dal sapore didascalico. Torniamo, come si dice, a bomba, anzi a Polifemo. Nella mitologia Polifemo è un rozzo e bestiale pastore monocolo dedito all'ubriachezza e all'antropofagia. Questo anticiclone di origine africana che sta per piombarci addosso ha un vago sentore di morte e porta con sè l'eco delle cannonate, delle bombe, delle esplosioni. Laggiù, da dove proviene, c'è la guerra, la distruzione il genocidio. Dalla Libia, dove bande armate si fronteggiano per la conquista del paese, dalla Siria, in pena guerra civile, dalla Palestina, ridotta a un cumulo di macerie dalle cannonate dei tank con la stella di David, dall'Irak, teatro di sperimentazione per le bombe della cavalleria dell'aria yankee.

Al Fatah, Al Quaida, l'ISIS, l'OLP, la Jihad, sono sigle sempre più citate nel circuito mediatico internazionale dietro le quali si celano la morte, l'orrore, la disperazione, la fame. E come al solito, anche se è scontato ma vale ripeterlo, ne va di mezzo principalmente la povera gente, i bambini, i vecchi, le donne. E molti cercano di scappare a rischio della vita e di trovare rifugio in altri paesi. Io, tutti quei disperati che non sanno cos'altro fare della loro vita se non quella di andare in giro a a sparacchiare a destra e a manca, a distruggere, ad uccidere e che forse per una pericolosa disfunzione mentale si divertono pure li metterei in galera, dal primo all'ultimo, e butterei la chiave.

E noi? Si noi italici abitanti della penisola, che si fà? Cosa combiniamo sotto la canicola che ci riserba Polifemo? Eh beh, direi che qui c'è solo da ridere. L'ex cavaliere della repubblica, condannato e cacciato dal parlamento si sollazza a fare le riforme costituzionali col beneplacito del governo. Un gran fermento agita i nostri parlamentari che, tra urla e strepiti, fanno qualcosa di cui non si capisce niente, senza concludere alcunchè salvo i soliti proclami e le solite promesse. E si prefiggono, tanto per dare l'impressione di lavorare per il bene del paese, di non andare in vacanza, di restare inchiodati alle loro poltrone, nel luogo del cazzeggio permanente. E rimane sempre più difficile crederci.

Italiani, popolo di santi, poeti e navigatori. Beh, santi ce ne sono dappertutto anche se i nostri sono un po piu’ famosi, i poeti anche loro hanno tante cose da dire ma i navigatori, dopo le note vicende che hanno visto coinvolta la nave Concordia, hanno subito un deciso crollo nella scala dei primati italiani. Forse sarebbe il caso di cambiare la nota frase mussoliniana con: Italiani, popolo di evasori, corruttori e buffoni.

Ciò nonostante siamo grandi e tendenzialmente darei credito a quello che disse il fu scrittore Giovannino Guareschi con la caustica frase "gli italiani, se ci si mettono di picca, non muoiono neanche se li ammazzano". Prosit.

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