4 ago 2014

UNO STRANO SOGNO

Il papa è un idolo a cui si legano le mani e si baciano i piedi. (Voltaire, Le sottisier, 1880). 

Sinceramente sono colpito, stupito, amareggiato e provo una grande compassione per tutta quella moltitudine di poveri cristi che raggiungono a rischio della vita le coste siciliane. Ammiro la organizzazione delle forze dell'ordine, dei militari, della protezione civile e di tutte quelle persone che si affannano a gestire in prima persona la loro accoglienza. Ammiro i sindaci e gli abitanti dei comuni coinvolti in questo dramma umano che, anche a scapito dei loro magri bilanci, fanno miracoli per cercare di aiutare i profughi. Ma soprattutto mi hanno colpito le toccanti parole di Papa Francesco che non perde occasione per ricordarci  i doveri di accoglienza e ospitalità che abbiamo verso questi disgraziati. Commovente. E così questa notte ho fatto un sogno, a dir la verità un bel sogno e ve lo voglio raccontare. 

"Siamo sulle banchine del porto di una non meglio identificata cittadina del profondo sud d'Italia. La giornata è stupenda e piena di luce come solo da quelle parti si può vedere. All'orizzonte si intravede arrivare lentamente un decrepito peschereccio strapIeno di persone e scortato dalle motovedette della capitaneria di porto.
Sono profughi, circa trecento, persone provenienti dalla Libia e tra di loro ci sono donne incinte, neonati e bambini. Sulle banchine del porto è dispiegato un perfetto dispositivo di accoglienza. C'è la croce rossa, ci sono molte tende e c'è una specie di mensa per rifocillare i profughi affamati. Ci sono medici, traduttori, psicologi, infermieri e, insomma tutto ciò che occorre per far fronte all'evenienza. Vicino sono parcheggiati capienti bus per portare i profughi in appositi centri.
Però una cosa mi colpisce. Su tutto e su tutti garrisce al vento una bandiera bianca e gialla con le chiavi di san Pietro incrociate e la tiara papale. E' la bandiera dello Stato della Città del Vaticano e le persone che vi lavorano, religiosi suore e laici, portano sul petto la nera croce di Cristo. Altrove, nei numerosi conventi vicini, di proprietà della chiesa, è tutto un fervore per accogliere i disgraziati, per dargli un alloggio, un aiuto economico e per assisterli ad inventarsi una nuova vita.
E' presto detto, siamo in una struttura appositamente allestita dalla Chiesa di Roma per ricevere i profughi. E, a sentire i discorsi che circolano, non c'è tanto da meravigliarsi. Semplicemente il Vaticano sta mettendo in pratica i principi del vangelo e le indicazioni del loro capo, Jorge Bergoglio."

A questo punto la scena si sfoca e suona la sveglia. Sono le sette e un'altra giornata sta per iniziare. Mi alzo non senza un che di amaro in bocca e nell'animo. Quante volte ho visto e sentito il Papa affacciato al balcone di pazza di S.Pietro lanciare ripetuti e accorati appelli a tutto il mondo sulla necessità do aiutare questi fratelli che fuggono da situazioni di vita inumane. Quante volte. 

E allora penso che sarebbe bello, bellissimo e soprattutto esemplare se il mio modestissimo sogno divenisse realtà.  

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