14 ago 2014

DUE RUOTE MINIMALISTE

Minimalist bike 
Niente è paragonabile al semplice piacere di un giro in bicicletta. (J. F.Kennedy) 

Una bici essenziale
Yahoooo! No, non è la citazione dell'omonimo motore di ricerca (preferisco Google) ma semplicemeNte una esclamazione per l'ultimo acquisto che ho fatto. Si ho comprato una bici, anzi ho sostituito la vecchia bici con una nuova. A dirla tutta non ne potevo più della vecchia mountain bike rossa. Disponeva di ammortizzatore anteriore e posteriore, un'infinità di cambi che mi complicavano la vita, pneumatici scolpiti, telaio rinforzato, insomma era pesante e faticosa. In confronto con le altre bici era come un tank da combattimento rispetto a una agile smart. Sono quindi passato a tutt'altra concezione ciclistica. 

Ho scelto una due ruote minimalista adatta soprattutto al ciclismo urbano. Una bici minimalista (che oggi va di moda chiamare "essenziale") non solo è una questione di sport e di stile di vita ma è anche una questione di praticità e di facilità di impiego. 
Una bici minimalista vuol dire che è soprattutto un'attrezzo molto pratico, leggerissimo, con solo l'essenziale per andare in giro (niente cambi, niente parafanghi, niente impianto d'illuminazione) ovvero solo telaio in alluminio, cerchioni con  pneumatici sottili, sella anatomica, freni, pedali, catena di trasmissione e piccolo manubrio.
Per quanto riguarda l'estetica è una bike con una struttura geometrica elementare, completamente nera ma con i pneumatici e i cerchioni rossi. Molto aggressiva.

Pescecane da spiaggia
Pescecane da spiaggiaQualche giorno fa pedalavo in sella alla mia "minimalist bike" sul lungomare godendomi la giornata estiva quando ho visto, sulla battigia davanti a un noto stabilimento balneare, un impressionante assembramento. In mare motovedetta della capitaneria di porto e bagnini pattinizzati che remavano forsennatamente, a terra, anzi sulla spiaggia, una pattuglia, armi alla mano, di forze dell'ordine, bagnini che fischiavano a tutto spiano, madri urlanti che trascinavano i loro pargoletti scalcianti fuori dell'acqua e miriadi di bagnanti che riprendevano con i loro telefonini il mare. E c'era gente che urlava "lo squalo.....lo squalo!!!". 

Minchia, ho pensato subito e, rievocando le scene dell'omonimo celebre film di Steven Spielberg, mi sono precipitato a vedere più da vicino. Ora citerò i giornali locali del giorno dopo 
".....è stato avvistato intorno alle 11.....uno squalo..... un esemplare di circa due metri..... forse una verdesca..... ha nuotato per tre minuti lungo la riva del litorale prima di....allontanarsi definitivamente verso il largo". 
Povera verdesca. Non faceva male a nessuno. Forse si sentiva sola e aveva cercato un pò di compagnia, trovando ad aspettarla il più micidiale predatore della natura: l'uomo. Ora, non voglio certo fare il difensore d'ufficio, però  la verdesca rispetto ai veri pescicani che certamente non frequentano il mediterraneo è come un gatto rispetto ad una tigre e che la sua carne, spacciata spesso per tonno, è commestibile. 

Io, dell'accaduto, ho visto solo una pinna nera che emergeva dall'acqua per circa 15/20 cm. e che fendeva le onde dirigendosi verso il largo. Sicuramente il pescione scappava impaurito rimuginando tra sè e sè "ma guarda un pò dove sono capitato!"

Lo squalo del litoraleL'accaduto mi ha colpito non poco, soprattutto per la verdesca che ha tutta la mia comprensiome. E, siccome a volte mi piace, non credetemi un  folle, affibbiare un nome alle cose che uso normalmente, ho voluto battezzare la nuova bici con il nome di "squalo del litorale". Ed ora, se permettete e dato che s'è fatta ora di pranzo,  pedalo in sella al mio squalo verso una tavola imbandita. 

*********************************************************
C'è un altro post he potrebbe interessarti. Se vuoi leggerlo clicca qui.