21 nov 2014

BEATI GLI ULTIMI

Ci risulta che qualcuno, decisamente altolocato, ha detto beati gli ultimi perché saranno i primi. E, considerando da quale pulpito proviene, ci crediamo, anzi prendiamo questa affermazione letteralmente, perdonate l'allitterazione, alla lettera (?!?!).
Dunque così stanno le cose? Gli ultimi, i "poracci" tanto per intenderci, o, tanto per rimanere in tema, i cosiddetti "poveri cristi" saranno quelli che diventeranno ricchi? E in barba a chi, forse a noi? Ci toglieranno i nostri averi..... ci deprederanno, ci ruberanno tutto.....soldi, donne, proprietà.....quella barchetta in Costa Smeralda..... la villa a Courmayeur.....l'attico ai Pariolie.....e.....
Nooo! Non è possibile. Siamo forti, ci aiutiamo l'un l'altro, facciamo parte di importanti lobby, siamo in grado di pilotare la politica nazionale, abbiamo i capitali, i soldi.....non abbiamo scrupoli morali..... 
Si, ma dobbiamo stare calmi. A noi, in fondo, chi ci ammazza? Comunque, a scanso equivoci, è meglio stare tranquilli. Ci conviene che i "poracci" restino al loro posto e che si tolgano certe idee dalla testa. Anzi, se tirano un pò la cinghia, è meglio così non hanno altro da pensare. 
E allora restiamo uniti, prendiamo delle iniziative tutti insieme che sicuramente anche per questa volta la "sfangheremo". Che ne dite, potremmo iniziare a delocalizzare le nostre aziende in paesi terzi, potremmo anche venderle e investire in borsa il ricavato, o, se proprio sono decotte, potremmo anche cederle allo stato. E badate bene, così facendo possiamo togliere di mezzo quei rompicoglioni di operai e aumentare gli utili degli azionisti con i loro stipendi. Che ne dite, è tutto OK?
Si sa, come si dice, la paura fa 90 e quindi purtroppo è stato tutto OK. E allora giù mazzate senza pietà. Il capitale e i suoi detentori si sono scatenati all'arma bianca contro gli operai, gli impiegati, contro coloro, insomma, che campano di stipendio. Chi non è ancora stato licenziato, lo sarà al più presto. Chi sperava di entrare a far parte di questa congrega di lavoratori a stipendio fisso e comunque a basso reddito tale rimarrà indefinitivamente.

L'andazzo è piaciuto, e di molto, a tutto il mondo manageriale e si è esteso anche nelle cattedrali del lavoro dipendente che se ne ritenevano immuni. La pubblica amministrazione è sotto la scure del ridimensionamento, del demansionamento, degli esuberi, dei trasferimenti più o meno giustificati. Assieme le grandi partecipate dello stato tipo Poste, Ferrovie, traghetti, linee aerei e chi più ne ha più ne metta. Bel calderone. I complimenti per chi, con lo scopo di parare il culo a pochi, ha messo in opera questa finissima strategia d'attacco contro i molti. E il tutto sta sul punto di essere definitivamente codificato con quella renziana buffonata pomposamente denominata "jobs act".

Gli imprenditori, quelli della fabbrichetta, gli uomini del "vitalizio", tutta quella pletora di gente strapagata che infesta i governi regionali, il governo centrale, le provincie e (non credete alle finte lamentazioni dei sindaci) i comuni, senza tralasciare quell'infinita mala genia che alligna nelle partecipate comunali, acclarata fonte di spreco del pubblico danaro, saranno contenti, anzi arcicontenti. Al momento il loro disegno sembra riuscito. La finanziarizzazione della nostra economia con le conseguenti rendite di posizione hanno decuplicato i loro guadagni. A discapito di tutti gli altri. La gente, annichilita per via di come hanno ridotto il paese, vive nella paura di ritrovarsi da un momento all'altro in una situazione a reddito zero, senza casa e con obblighi sociali ed economici da rispettare. Non reagisce, è come un ammalato che non riesce a guarire, che non riesce ad alzarsi dal letto.

Fino a quando? Una reazione, violenta è brutale è dietro l'angolo. Non vorrei fare l'uccello del malaugurio, o meglio il "gufo", ma ne vedremo delle belle. Può darsi che la gente si rompa definitivamentei i coglioni di impersonare sempre il personaggio de "gli ultimi" e di vivere nell'eterna attesa di, stando alle illusorie promesse profuse a piene mani, diventare i  "primi".

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